REFERENDUM: passa il SÌ (com’era prevedibile) ma la Nazione dà due fortissimi segnali al Parlamento

Non vi erano molti dubbi che il referendum avrebbe confermato quanto tutto il Parlamento quasi unanimemente (a parte +Europa e qualche “non allineato”) aveva già approvato nel silenzio della Nazione. Tuttavia, da questa tornata referendaria gli opinionisti si aspettavano un plebiscito di SÌ ed una scarsa affluenza elettorale, anche in considerazione del concreto timore del contagio. Due aspettative che la Nazione ha invece mandato deluse, dando un fortissimo segnale a tutto l'arco parlamentare, in vista dei provvedimenti legislativi conseguenti il referendum e della futura vita politica del Paese.

Iniziamo dal secondo dato: l'affluenza. Il dato finale sfiora il 54% degli aventi diritto. In una domenica ancora estiva e con il timore fondato del coronavirus, era francamente imprevedibile. Basti pensare che l'affluenza delle ultime 5 tornate referendarie, quelle del secolo in corso, in epoca di totale normalità sanitaria, era andata dal 25% al 32%. Quale significato possiamo trarre da questo dato?

Gli Italiani hanno ancora fame di democrazia e voglia di riprendersi un diritto che nell'ultimo decennio gli è stato subdolamente e inopinatamente sottratto.

Quale miglior segnale a questo Parlamento che sta perpetrando la propria privilegiata esistenza, sottraendo al Popolo il diritto di esprimersi in elezioni politiche nazionali?

Alla prima occasione che coinvolge l'intero Paese, la risposta c'è stata. Quella risposta che l'attuale casta politica cerca di procrastinare.

Il SÌ sottodimensionato. Basti pensare che il “partito” dei NO, che non aveva alcuna rappresentanza politica, ha saputo in poco più di un mese conseguire il 30,37% di voti. Ossia un terzo della Nazione spontaneamente e repentinamente si è movimentata dalla base, dalla società civile e, non sentendosi rappresentata da nessuno degli schieramenti parlamentari, ha risposto negativamente alle indicazioni di questi ultimi. Una buona fetta del Paese reale è fortunatamente diversa da quella che siede sugli scranni delle Camere. Nel gregge si accresce la presenza di cani pastore.

Questo è un dato forte che non potrà essere disconosciuto nel momento in cui verrà proposta la nuova legge elettorale, verranno ridisegnati i collegi elettorali, verranno riformati i regolamenti parlamentari, verranno rivisitate le regole di rappresentanza. Semmai il dubbio reale è se questi ultimi passaggi verranno esitati, in che tempi ed in che modo, vista la qualità dei probabili autori.

Analisi territoriale del voto referendario

Anche in questa tornata elettorale, il Territorio ha dato risposte molto diverse: la percentuale di SI, che fino al Lazio si mantiene inferiore al valore nazionale (69,64%), ha nel Sud un'impennata con valori tutti oltre il 73% (Abruzzo 73,76%, Molise 79,85%, Puglia 75,22 %, Basilicata 75,84 %, Campania 77,39 %, Calabria 77,53, Sicilia 75,88, a cui va aggiunta la sezione “estero” con il 78,64%). E dire che tra le Regioni più penalizzate numericamente dalla nuova rappresentanza, molte dovrebbero rientrare proprio fra queste (Abruzzo, Molise e Basilicata ad esempio). Mentre le uniche Regioni che hanno registrato una scarsa partecipazione al referendum sono state le due isole (Sicilia 35,39% e Sardegna 35,71%).

Pubblicato in data 22/09/2020 da Movimento DEMOS Italia